Nell’articolo pubblicato nel sito del National Institutes of Health si evidenziano due importanti osservazioni da parte dei ricercatori del National Cancer Institute:
- “Nei ratti germ-free (ratti completamente privi dei normali batteri residenti nell’organismo) o ratti trattati con antibiotici al fine di eliminare i batteri intestinali, la risposta alla immunoterapia, per rallentare la crescita tumorale e aumentare la sopravvivenza, era fortemente disturbata. Questi ratti erano anche incapaci di rispondere ai comuni chemioterapici antitumorali come l’oxaliplatino e il cisplatino. Queste osservazioni nei ratti possono sottolineare l’importanza della corretta presenza dei microrganismi normalmente residenti nell’organismo anche in corso di chemioterapia antineoplastica nell’uomo.”
- “L’uso degli antibiotici dovrebbe essere considerato un importante fattore di disturbo sulla normale composizione di microrganismi residenti nell’organismo. E’ stato dimostrato, e anche questo studio lo dimostra, che dopo il trattamento antibiotico la flora microbica residente nell’intestino non ritorna più alla situazione normale precedente il trattamento. Perciò, le osservazioni di questo studio suggeriscono la possibilità che l’uso frequente degli antibiotici durante l’intero arco di vita di un paziente oppure il trattamento antibiotico delle infezioni in un paziente oncologico possano ridurre l’efficacia della terapia antineoplastica.”
Le importanti osservazioni che emergono da questo studio vanno a sostegno delle metodiche diagnostiche e terapeutiche che, in contemporanea alla somministrazione delle terapie oncologiche convenzionali, mirano ad eliminare la presenza di microrganismi patogeni dal sangue circolante e dalle mucose e ristabilire la normale flora microbica residente nell’intestino e nelle altre mucose dell’organismo.